Questo racconto è entrato in finale nel concorso Letterario Internazionale "Santa Margherita Ligure - Franco Delpino" Sezione "AMBIENTE", in collaborazione con l'Associazione Internazionale "AMICI DEL MONTE DI PORTOFINO" - Settembre 2006


LO SCIALLE MAGICO
DI Annamaria "Lilla" Mariotti


Tanto, tanto tempo fa, esisteva il mondo delle favole, quando Re e Regine, uomini e donne, fate, gnomi e folletti convivevano pacificamente tra di loro. In quest’epoca fatata sul Monte di Portofino si trovava un piccolo Regno. Sulla vetta si trovava un bianco castello, circondato da splendidi giardini, intorno c’erano le case dei nobili e dei dignitari, e lungo il pendio che degradava verso il mare abitavano i sudditi. Quelli della parte più alta, vicino alla vetta, praticavano l’agricoltura e la caccia e curavano soprattutto l’ulivo, ma quelli che vivevano più in basso, vicino al mare, ed erano la maggioranza, praticavano da sempre la pesca. Le loro barche dondolavano dolcemente in una piccola insenatura naturale ai piedi del monte da dove ogni mattina salpavano, spesso insieme al loro Re, che alla testa della piccolo flottiglia, li guidava verso il largo, nelle zone più ricche e pescose.

 

Questo era il Regno del Re Pescatore, che viveva nel castello con la sua unica figlia, Iride Il padre, l’aveva data in sposa, ancora giovanissima ad un giovane principe del Nord, da lui scelto, perché un giorno avrebbe regnato insieme alla piccola principessa che era destinata a diventare Regina.

 

Iride era una fanciulla bellissima e solare, bionda, snella, i suoi occhi azzurri brillavano come un limpido cielo di primavera e amava tutto ciò che la circondava. Amava gli alberi del bosco, gli uccellini che cantavano, i fiori, il mare ai suoi piedi illuminato dal sole e il suo variopinto scialle dai mille colori che le avevano donato Fiorella, la fata del bosco e Marina, la fata del mare, il giorno del suo matrimonio, volando insieme alla sua finestra sulle loro piccole ali iridescenti. Era uno scialle bellissimo, magico, era stata tessuto con la trasparenza delle ali delle farfalle, con l’iridescenza delle squame dei pesci più variegati, con la lucentezza della rugiada all'alba, con la leggerezza della schiuma del mare e con i mille colori di un prato a primavera. Lo scialle aveva tutte le tonalità del giallo, del verde, del rosa, dell'indaco e tante altre ancora. Ma soprattutto Iride era innamorata del Principe Alberto, suo marito. E' vero che il loro era stato un matrimonio dettato dalla ragion di stato, ma i due giovani, appena si erano visti, si erano follemente innamorati uno dell'altro.

 

Anche il Principe Alberto era molto bello, alto, fiero, biondo con gli occhi azzurri ed era anche molto coraggioso. Lo sporto preferito del principe era quello di veleggiare e quando entrava nella piccola rada, a prua della sua goletta, con i capelli al vento, non c’era nessuno che potesse stargli alla pari, oppure quando tornava da una partita di pesca, con il suo bottino nella rete la Regina lo aspettava sulla riva, attorniata dalle sue dame e gli porgeva il suo fazzoletto per tergergli il sudore dalla fronte e in quel momento si guardavano amorosamente e davanti ai loro occhi passava la visione del loro futuro felice, insieme, nella reggia, con tanti bei bambini alti e biondi.

 

Un giorno il Re Pescatore decise che era venuto il suo momento, così si recò sulla riva, si incamminò verso il largo dove la schiuma del mare lo avvolse in un abbraccio e non tornò più. Quando Iride vide le onde chiudersi sopra il Re Pescatore ed il mare portarlo via con sé, si commosse fino alle lacrime e comprese che da quel momento era diventata la regina del piccolo regno. Non pianse oltre per il Re Pescatore, perché sapeva che quello era il destino dei re della sua stirpe, quella la loro fine. Era andato a vivere tra le creature del mare, dove sarebbe rimasto per l’eternità.

 

Dopo un periodo di lutto, tutto riprese a scorrere come al solito, il piccolo regno era sereno e niente sembrava turbarlo.

 

Poi, improvvisamente, un giorno, come un fulmine a ciel sereno, arrivò la notizia che il cattivo re Ottone, che viveva al di là del mare, voleva conquistare il regno della Regina Iride per espandere i suoi domini. Tutti gli uomini corsero alle armi, furono armate delle navi, il principe Alberto si mise alla testa della spedizione, e, indossata l'armatura d'argento, si imbarcò sulla nave ammiraglia per impedire al cattivo Re Ottone di invadere il suo regno.

 

La battaglia avvenne dall’altra parte del mare, al largo delle coste del Re Ottone e non fu uno scontro facile. I cannoni tuonavano, gli uomini urlavano, le spade scintillavano, ma, alla fine, la flotta del cattivo Re Ottone fu sconfitta e lui dovette ritornare nelle sue terre, rinunciando alla sua voglia di conquista.

 

La piccola flotta del Principe Alberto si mise allora sulla via del

ritorno e la Regina Iride, quando seppe che il suo sposo stava rientrando vittorioso alla sua terra, salì sulla roccia più alta del suo regno, a picco sul mare, in attesa di vedere le vele all'orizzonte. Siccome l'aria era fresca, si era messa sulle spalle il suo scialle colorato e si era seduta ai piedi di un albero. L'attesa fu lunga, ma ecco, improvvisamente, la prima vela bianca all'orizzonte, poi un'altra e un'altra. La Regina si alzò in piedi, trepidante mentre le navi si avvicinavano quando, improvvisamente, scoppiò un terribile temporale, che si trasformò presto nella più spaventosa tempesta che si fosse mai vista.

 



Il cielo diventò nero, solo a tratti i fulmini squarciavano le tenebre, si alzò un vento fortissimo e onde altissime si abbatterono sulle navi, trascinandole come gusci di noci e riducendo le vele a brandelli. La flotta ai suoi piedi cominciò a piegarsi sotto i colpi dei flutti, battute da una pioggia come non si era mai vista, così forte che non si capiva più dove fosse il cielo e dove fosse il mare.

 

La Regina Iride tratteneva il fiato dalla paura, vedeva il suo sposo che tornava vincitore e rischiava di essere inghiottito dal mare, dalla pioggia e dal vento. Terrorizzata vide sotto di lei la nave ammiraglia che lottava contro gli elementi, in una lotta impari, sembrava la fine di tutto. Allora, come spinta da una forza misteriosa, la Regina Iride si tolse dalle spalle lo scialle colorato e con un largo gesto di disperazione e di protezione nello stesso tempo, lo lanciò contro il vento e la pioggia verso il cielo e attraverso il mare. Lo scialle si aprì e si allungò e tutte le tonalità del rosa, del giallo del verde, del blu brillarono lassù in alto e formarono un grande arco che coprì tutta la baia, la pioggia si calmò come per incanto e sotto l'arco colorato anche il vento cessò, il mare si calmò, e il sole esplose attraverso quei mille colori che continuarono e brillare nella volta celeste, finché la flotta non tornò sana e salva in porto.

 

Era stato l'arcobaleno lanciato da una donna innamorata a salvare le navi, gli uomini ed il suo adorato sposo.

 

Ormai di quel regno si è persa ogni traccia, il tempo delle favole è finito. Dove forse una volta sorgeva il castello ora si trova un bellissimo albergo, ma ancora oggi, sopratutto dopo un acquazzone estivo, non è raro vedere lo scialle della Regina Iride che attraversa il mare con i mille colori dell’arcobaleno per ricordarci il suo amore.






 
 
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