In



Una serie di INTERVISTE che mi sono state fatte
nel corso degli anni tramite siti web e stampa

       

                                                             
                     
DAL SITO WEB


                
TRASFORMARE LA PROPRIA PASSIONE (PER IL MARE)
 IN UN LAVORO
10/2/2011  



Lilla ha trasformato le sue passioni, il mare e la scrittura, in un lavoro. Quando, ad un certo punto, la sua sensibilità è entrata in rotta di collisione con la politica dell'azienda per cui lavorava ha deciso di scrivere a tempo pieno. E la scrittura, piano piano, assieme allo studio di quanto ama di più le fanno cambiare vita.

Lilla ci racconti un po' come è cominciato tutto?

Io ho fatto studi classici e linguistici, laureandomi in lingue e letteratura straniera e perfezionando i miei studi in Inghilterra, dove ho vissuto per un certo periodo quando ero molto giovane. Al ritorno per diversi anni ho lavorato presso la sede italiana di una compagnia americana dove ho raggiunto una certa posizione poi, ad un certo punto, la società è stata smembrata e venduta a pezzi ad altre società straniere e italiane. A quel punto io me ne sono andata, non mi piaceva la nuova politica e nemmeno i nuovi dirigenti.

Ma già scrivevi?
Sì io mi dilettavo a scrivere racconti surreali, a quel tempo mi piaceva quel filone, ma finivano tutti in un cassetto. Così siamo arrivati agli anni '90 e una volta a casa mi sono procurata un computer, mi sono connessa a Internet, che nel frattempo era diventato accessibile a tutti e ho cominciato a mandare in giro le mie storie che nel intanto avevano cambiato soggetto: dalle avventure surreali al mare. Alcune sono state pubblicate da siti web, poi la mia prima pubblicazione su carta: la rivista americana “Lighthouse Digest” ha pubblicato alcuni miei articoli su fari e faristi.


Cosa ti ha spinto a scrivere proprio di mare e fari?
Quello che aveva cambiato tutto all’inizio era stato l'incontro casuale a Carloforte, dove ero in vacanza, con un docente di biologia marina dell'Università del Sud Carolina a cui avevo fatto da interprete. Una parole tira l'altra e ho saputo che lui era lì per vedere la tonnara, era in particolare uno studioso del tonno. Quando gli ho detto che anche a Camogli esisteva una tonnara mi ha chiesto se potevo fare delle ricerche per lui, ed io ho accettato immediatamente. John M. Dean, questo è il suo nome, è poi venuto a trovarmi a Camogli e insieme abbiamo messo insieme un bel materiale sulla mia tonnara, da cui poi è nato il mio primo libro “IL TONNO, LE TONNARE CHE PARLANO GENOVESE” dedicato alle due tonnare di Camogli e Carloforte.
Questi scritti vengono notati ad un certo punto e comincia qualcosa di nuovo mi sembra
Sì, infatti vengo invitata dall’Università di Sassari e dal Comune di Stintino per curare una mostra dedicata a Camogli e Stintino, legate da un’antica storia di pescatori. La mostra è rimasta aperta un mese, nell’estate del 2001, ed è stata un successo. Sono stata poi invitata a Convegni di Biologia Marina e i miei interventi sono tutti pubblicati sugli atti dei Convegni.

E questo comincia a farti venire l'idea di usare il web per allargare e approfondire le tue scritture?

Esatto. Comincio a sviluppare due siti web a cui avevo già dato vita: il primo è stato www.mareblucamogli.com in cui ho raccolto molto del materiale delle mostra di Stintino e sulla tonnara, e in seguito www.ilmondodeifari.com dedicato solo alla mia passione per i fari, che nel frattempo, dopo un primo incontro con un faro, era cresciuta fino a farmi decidere di dedicargli molto tempo.
Il mare è presente in tutta la tua vita, non c'è aspetto che non ne sia toccato
Io amo il mare, sono nata sul mare, ho un passato di pallanuotista, nuotatrice, subacquea e velista, quindi il mare l’ho vissuto in tutti i suoi aspetti, sopra e sotto la superficie.

Intanto continui a scrivere. Poi cosa succede? Come si concretizza questo percorso?
Ad un certo punto è avvenuto il miracolo: una nota casa editrice, la White Star (partner del National Geographic) mi ha commissionato un libro fotografico sui fari, di cui io avrei dovuto scrivere i testi. E’ stato un lavoro esaltante, ma anche lungo e faticoso, con molte ricerche, ma alla fine, nel 2005 è uscito un magnifico volume, FARI, che è stato tradotto in molte lingue, e che ancora adesso è in circolazione.
A quel punto ho deciso di ampliare le mie ricerche, visto che era un campo in cui mi muovevo bene, e sono usciti altri due volumi: nel 2006 (ristampato nel 2008) “RACCONTI DI FARI E ALTRE STORIE DI MARE”, una serie di racconti con vari soggetti sempre legati al mare e poi nel 2008 “CACCIATRICI DI BALENE”, una storia insolita, in cui raccontavo la vita delle donne americane del New England che nel 1800 viaggiavano sulle baleniere di cui i loro mariti erano capitani. Queste storie le ho ricavate dai diari che queste donne hanno scritto durante i lunghi anni di navigazione e sempre da ricerche fatte sul luogo in musei e biblioteche.

          

E adesso stai scrivendo qualcosa?
Ora ho scritto altri due libri, di cui per ora non voglio rivelare i titoli, ma che sono già in mano di un editore che li pubblicherà quest’anno. Un’altra casa editrice mi ha commissionato altri due libri, ai quali sto iniziando a lavorare, con la lena e l’entusiasmo di sempre.
Una volta diventata “famosa” sono stata molto richiesta per tenere conferenze sui miei temi preferiti sia in Italia che all’estero. In USA tengo ogni anno conferenze in Università e centri culturali. In Brasile e Venezuela sono stata invitata nel 2007 dalle Ambasciate Italiane di quei paesi per partecipate alla “VII settimana della lingua italiana nel mondo” e anche lì ho tenuto conferenze in varie Università.
Scrivo anche per alcune riviste: “Nautica” e altre in Italia e in USA “The Keeper’s Log” e “Lighthouse Digest”.

Questo è tutto, o quasi, ma ecco come una passione per l’elemento acqua ha trasformato la tesoriera di una società americana in una scrittrice di storie e avventure di mare. La vita riserva sempre qualche sorpresa.

A cura di Geraldine Meyer


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Mare in Italy intervista Annamaria “Lilla” Mariotti
     A CURA DI CHIARA ANGELONI


   

Annamaria “Lilla” Mariotti scrive storie di mare e tiene conferenze su tonnare, fari e faristi. Da alcuni anni sta conducendo uno studio sulla tonnara di Camogli, l’ultima ancora attiva in Liguria, su tutte le tonnare ancora operanti in Italia e su tutti gli altri tipi di pesca praticati in passato nel Golfo Ligure. Collabora con il Baruch Institute for Marine Biology dell’Università del South Carolina (USA) ed ha al suo attivo alcune pubblicazioni per prestigiose riviste americane.

Dove nasce la sua passione per i fari?
La mia passione per i fari è nata anni fa durante una mia vacanza sull’isola di San Pietro dove ho visto per la prima volta da vicino un faro, quello di Capo Sandalo ed è stato amore a prima vista. E’ stato indimenticabile l’incontro con l’allora guardiano che viveva nel faro con la sua famiglia e un aiutante, anche lui con i propri cari. Il guardiano,anche se non ci ha permesso di entrare nel faro, ci ha lasciato restare sulla terrazza a goderci il panorama, ci ha mostrato l’orto che coltivava ed ha chiacchierato a lungo con noi.
Ho avuto la sensazione che fossero persone serene e che quel tipo di vita fosse solo da invidiare.


Quanti ne ha visitati durante i suoi viaggi? E quale le è rimasto più nel cuore?
Ne ho visitati molti e, anche se può sembrare strano, più all’estero che in Italia. Questo è dovuto al fatto che in Italia i fari sono gestiti dalla Marina ed è facile farsi fermare dal cartello Zona Militare, vietato l’accesso, anche se poi la situazione non è così tragica.
All’estero, e intendo negli USA, c'è una vera e propria cultura del faro e molti sono facilmente accessibili e visitabili. Ci sono dei volontari che gestiscono piccoli musei o negozietti di souvenir alla base del faro e che guidano i visitatori raccontando le storie legate alla costruzione della torre ed alla sua vita. Associazioni non profit si prendono cura di fari in disuso e si occupano della raccolta di fondi per il loro restauro. Quale faro mi è rimasto più nel cuore ? Il faro di Cape Lookout, collocato lungo gli Outer Banks del North Carolina, una torre bianca e nera con un disegno a rombi che da più di un secolo sfida le tempeste dell’Atlantico. E’ raggiungibile solo in barca ed ogni volta che mi trovo nella zona non manco mai di andarlo a visitare.

Quali sono le differenze tra i fari del Mediterraneo e quelli dell’Atlantico?
Ci sono molte differenze. Alcuni fari del Mediterraneo sono molto antichi, risalgono anche al Medioevo, ma la maggioranza sono stati costruiti nella seconda metà del 1800 ed hanno una tipologia molto simile, inoltre non sono costruiti per fronteggiare uragani o tempeste tropicali.
I fari delle coste Atlantiche, dall’Europa agli Stati Uniti, sono costruiti per resistere a venti tempestosi e per proteggere dal pericolo di fondali sabbiosi o scogli affioranti. Molti sono costruiti su scogli in mezzo al mare, sono sentinelle preziose. Negli USA i fari che si affacciano sull'Atlantico hanno tipologie diverse dal Nord al Sud. Il Nord ha coste alte e scoscese, e i fari sono bassi, spesso con la torre sopra la casa del guardiano, sulla basse e sabbiose coste del Sud i fari sono alte torri cilindriche, visibili da molto lontano anche di giorno.

Esiste ancora la figura del guardiano del faro in Italia? Se si, quanti ne ha conosciuti?
Si, in Italia esiste ancora la figura del guardiano del faro, anche se sta scomparendo, Io finora ne ho conosciuti solo quattro, e in tutti ho trovato la massima disponibilità nel raccontarmi la loro vita e la storia del loro faro.

Crede ci sia una predisposizione per questo lavoro?
Penso di si. Io ricevo continuamente richieste di informazione su come si può diventare guardiano del faro, anche da qualche ragazza e da persone di tutte le età.

Ci potrebbe raccontare come si svolge una giornata tipica del guardiano del faro?
Ormai molti guardiani non vivono più all’interno del faro, quindi il primo compito è quello di recarsi sul posto. Il compito primario è quello di tenere in ordine le lenti ed i vetri della lanterna, poi fare piccole riparazioni, lucidare gli ottoni, controllare che tutto funzioni. Un guardiano del faro deve saper fare un po’ di tutto

Cosa è cambiato nel loro lavoro con l’avvento dell’automazione?
Una volta il guardiano doveva caricare a mano il sistema ad orologeria che comandava la rotazione del faro e questo normalmente veniva fatto ogni quattro ore, giorno e notte dal faristae dai suoi aiutanti. Ora questo impegno non c'è più, anche se il lavoro non manca comunque, è sempre compito del farista controllare che tutto funzioni alla perfezione.

E’ una figura destinata a scomparire?
Purtroppo si, ormai quando un farista va in pensione difficilmente viene sostituito. C'è la tendenza a centralizzare i comandi che fanno funzionare i fari.

Quali fari consiglia di visitare ai nostri lettori?
I più belli sono quelli in posizioni particolari, in cima a scogliere, come quello di Capo Caccia, in Sardegna, o su isole sperse in mezzo al mare, come quello di Punta Libeccioa Marettimo. Io suggerisco sempre di non perdersi la Lanterna di Genova, uno dei fari più antichi d’Italia che può essere visitato tramite l’ Associazione Culturale Genovese Porta Soprana (Tel. 010 2465346 010 2465346 ).

A tutti gli amanti dei fari ricordiamo l'appuntamento con la conferenza di Annamaria "Lilla" Mariotti dal titolo I fari, una luce nel tempo e nella storia il 26 Febbraio 2004 presso l' Associazione Culturale Casa del Mare "Guido Prina" a Santa Margherita Ligure.
Per saperne di più sui fari potete visitare l'altro sito di Annamaria "Lilla" Mariotti: www.mareblucamogli.com



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TRATTO DAL SITO

  




Intervistiamo "Lilla Mariotti"
di Maritè Birolini


Molte cose nascono da un sogno. I sogni, in fondo, sono soltanto i desideri che ognuno di noi ha nella testa. E nel cuore. Di chi ne fa la propria ragione di vita diremmo caparbio o fortunato. O forse tutte e due.


Ma Lilla, alias Annamaria Mariotti, i sogni li i ha saputi concretizzare in situazioni che le hanno permesso di vivere bene, facendone una persona felice e solare.

Il suo unico sogno, la sua più grande passione è sempre stata il mare. Da questo forziere antico e sconosciuto, attinge a piene mani le fantasie che alimentano i suoi sogni e soprattutto, i suoi racconti. La incontriamo nella sua casa natale a Camogli, seduta davanti ad una finestra aperta. Una brezza salina pervade la stanza; inatteso benvenuto del mare.

“Scrivevo racconti e leggende di mare fin da ragazzina – ci dice con lo sguardo che spazia fra la tastiera del pc e l’orizzonte –.Tenevo dei diari; ricordo con tenerezza quando al ginnasio i miei temi di fantasia venivano letti a voce alta davanti a tutta la classe, o quando scrivevo su fogli volanti dei racconti fantastici e poi li nascondevo nel mio comodino. Ad oggi, credo che il segreto per poter scrivere sia avere una vera passione. Conosco tante persone che hanno tentato di scrivere racconti sul mare, ma per farlo davvero bisogna capire il mare, i suoi segreti, pensare a lui come ad grembo che accoglie le vite più impensate, i segreti che qualche volta proviamo a svelare”.

Fin da piccola Lilla, ha imparato a rispettare il mare, a conoscerlo ma soprattutto a non temerlo: “Spesso da bambina andavo sulla spiaggia da sola o seguivo papà in barca a pescare e a raccogliere i frutti di mare sugli scogli. Lo seguivo in barca a vela ad ascoltare il rumore del vento che gioca fra le vele, il sapore del mare che inebria i sensi e riappacifica il cuore con il mondo”.

Non ha mai pensato di abbandonare la civiltà per un isola sperduta; solo mare, palme e sole?

“Naturalmente. Sono stata su isole dalla spiaggia bianca, con tante palme e un mare turchese dove ho provato l’esperienza esaltante delle immersioni in un mare cristallino. E’ stato come una nuova purificazione; il mio corpo, la mia anima erano acqua pura si fondevano, si ricongiungevano all’elemento natale. Ma il desiderio di conoscenza mi spinge verso nuovi mari, verso terre lambite dagli oceani alla scoperta dei fari e dei loro guardiani, ultimi eremiti e spesso protagonisti dei miei racconti”.

Infatti nelle sue leggende si racconta spesso di fari, faristi e fantasmi …

“Si , la prima volta che ho visto un faro me ne sono innamorata. Era il faro di Capo Sandalo, a Carloforte. Allora, ricordo di non essere riuscita ad entrare perché era vietato. Ma dopo molti anni e tanta pazienza sono riuscita ad entrare con il farista e a visitare il faro. Così ho scritto la sua storia in inglese per una rivista americana, Lighthouse Digest, e in poco tempo me l’ hanno pubblicata. Comunque, il faro dei miei sogni, il “mio” faro lo rivedrò tra qualche giorno. Si trova sugli Outer Banks del North Carolina, in Usa, ed è il faro di Cape Lookout. E’ un faro antico, alto più di 100 piedi, si erge maestoso su di una spiaggia bianca ed è decorato a rombi bianchi e neri. Ai suoi piedi l’oceano Atlantico e il suo carattere imprevedibile, una spiaggia che ospita le conchiglie più diverse e la vecchia casa del guardiano, ora adibita a museo”.

Ma i suoi interessi spaziano a centoottanta gradi nell’infinito universo marino. Da anni infatti conduce uno studio sulla Tonnara di Camogli, l’ultima ancora attiva in Liguria e su tutti gli altri tipi di pesca praticati in passato nel Golfo:

“Sto collaborando nello studio sulle tonnare, con il Prof. John M. Dean del Baruch Institute for Marine Biology dell’Università del Sud Carolina che da molti anni studia i percorsi dei tonni, soprattutto nel mar Mediterraneo”.


Tornando alla sua passione per i racconti fantastici cosa consiglierebbe ad un giovane che vuole dar voce alle sue fantasie,alle passioni vere e sempre più rare?

“Innanzitutto direi che scrivere non è solo sedersi al pc e far lavorare la fantasia. C’è, per iniziare, un lavoro di ricerca; ore passate in biblioteca a sfogliare libri e documenti, a cercare di convincere privati ad aprire bauli e cassetti per tirare fuori vecchie foto ingiallite. Poi c’è il rapporto che instauri con le persone che non sempre sono disposte a comunicare . Pensi, per riuscire ad avere informazioni dai pescatori sulla Tonnara , mi ci sono voluti due anni. Insomma non ti improvvisi scrittrice, è il connubio fatica e passione la chiave di una buona riuscita”.


Ma improvvisamente lo sguardo e i pensieri si allontanano dalla nostra insaziabile curiosità. Poi ritorna decisa come chi finalmente ha trovato le parole :

“Certo, ad un giovane scrittore l’incontro con un faro può bastare per uno spunto inesauribile di storie, da inventare e scoprire. Le dico questo perché tra pochi giorni ritroverò il mio faro, proprio come un caro e vecchio amico, sempre pronto ad accogliermi. Mi siederò ai suoi piedi e ascolterò le leggende che solo al mare ha confidato”.

2004

                                               

Maritè Birolini, ha una laurea in Lettere, conseguita a pieni voti presso l’Università Cattolica di Milano ed è iscritta al terzo anno del corso di storia all’Università Statale di Milano. Dopo aver trascorso alcuni mesi in Irlanda come ricercatrice, nel 1998 ha iniziato a pubblicare su diverse testate della sua città natale: Il Giornale di Bergamo, Bergamo Sette e il Settimanale di Bergamo.
E' regolarmente iscritta all’Ordine dei Giornalisti di Milano e oggi pubblica prevalentemente come free lance su riviste di settore e in particolare per il bimestrale Monza Club, diretto da Toni Liguori.


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Articolo pubblicato su
                  
9 Settembre 2005

di LUISA CASTELLINI

Un viaggio tra i fari di tutto il mondo nel libro rielaborato, dopo una lunga ricerca d’archivio, dalla scrittrice Annamaria "Lilla" Mariotti

Certo non fece una bella fine l’architetto che costruì la Lanterna di Genova, così com’è oggi. Il Doge apprezzò talmente la sua opera da scagliarlo giù dalla cima, per evitare che facesse di meglio... altrove.
E cosa dire dei Borboni, che appena finito il faro di San Vito a Trapani dovettero lasciarlo al Regno d'Italia?

Di queste e di mille altre storie è custode una ricercatrice genovese, Annamaria Lilla Mariotti. Vive a Camogli, ma solo nel tempo libero. Ovvero quando non è in giro per il mondo a caccia di fari. A spulciare archivi ed ascoltare ricordi e leggende. Per poi tornare a casa, ordinare tutto questo sapere e raccontarlo, magari in un libro.
Dalla passione di questa donna stregata dal mare e dal «braccio» italiano del National Geographic, la casa editrice White Star, nasce «Fari». Un volume dalla forma curiosamente allungata, che ben accompagna le architetture ardite dei fari più antichi e suggestivi di tutto il mondo, immortalati da grandi fotografi.

Il libro è lungo quanto un viaggio nei confini più reconditi delle terre conosciute. Un percorso a ritroso nella storia e nel tempo, ove s'incontrano dinastie e commercianti, esploratori e pirati.
Di ciascuno dei 37 fari presentati, la Mariotti ripercorre storia e traversie, ne canta leggende e antefatti curiosi.

Ma come e quando nascono i fari? All'inizio erano fuochi di sterpi improvvisati sulle spiagge, per avvisare i vascelli di scogli e di secche. Purtroppo anche i pirati sapevano accenderne - e di ben luminosi - per far naufragare le navi cariche di merci e depredarle. Ci vollero i romani per le prime costruzioni in pietra e da allora i fari vissero, è proprio il caso di dirlo, di luce propria.

Indispensabili per segnare le grandi rotte commerciali, vivono la propria age d'or tra seicento e ottocento. Costruiti secondo lo stile dell'epoca, vantano statue e pinnacoli in Francia, a Le Corduan, con tanto di cappella e appartamento, in caso di visita del Re. In Inghilterra si ergono su improbabili scogli della Cornovaglia, con pietre scalpellate una a una per assicurarne la stabilità.

Nell'allora colonia Australiana, sono invece il frutto del sudore di anonimi galeotti, che speravano nella liberazione per buona condotta. A governarli era il magnanimo Macquaire, uno scozzese arrivato a sostituire il poco lungimirante Comandante del Bounty, William Blight.

E in Liguria? Come nel resto d'Italia, una completa illuminazione delle coste inizia solo dopo l'Unificazione, sulla scia degli antichi fari di Genova, Livorno e dell'Elba. In Liguria, senza contare i numerosi fari di segnalamento, se ne contano ben sei, oltre alla Lanterna: Punta Verde a San Remo, Capo Mele e Capo Vado a Savona, Punta Vagno e Portofino a Genova e l'Isola del Tino a La Spezia. Come tutti i fari italiani «in uso», sono gestiti dalla Marina Militare e per ovvi motivi di sicurezza, non è facile ottenere permessi per visitarli.

Scorrendo le pagine di «Fari» come genovesi si può davvero andar fieri. La Lanterna è uno dei pochi esempi italiani citati, insieme a Forte Stella sull'Elba, Punta della Madonna a Ponza e San Vito a Trapani. E si distingue fra tutti, italiani e stranieri, per la sua antichità, con documenti che la citano già nel 1129. Senza contare che a redigere questo libro nato sotto l'egida del National Geographic, sono state chiamate mani genovesi.

                       


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Articolo tratto dalla Rivista Città nuova n. 20 del 25 ottobre 2006
e dal sito web

SCRIVERE CON L'ACQUA DI MARE

LA SIGNORA DEI FARI


I racconti della scrittrice e giornalista camogliese

                             
Annamaria Lilla Mariotti


di Gianfranco Restelli



La sua casa a Camogli richiama in qualche modo un faro per la vista vertiginosa sul mare che vi si gode dall'alto di un terrazzo sul quale ci intratteniamo durante l'intervista. L'intervistata è Annamaria Lilla Mariotti, autrice di uno splendido volume fotografico sui fari di tutto il mondo, di uno studio sulla tonnara di questa deliziosa cittadina ligure, e - ultima - di una raccolta di racconti di genere marinaresco.
 

Nel suo suggestivo faro privato la Mariotti mi introduce alla scoperta di un mondo rude e denso di fascino, quello dei pescatori e dei faristi. Ma come è arrivata lei a interessarsi di questi argomenti nei quali ha acquistato una competenza di tutto rispetto?


Dopo i miei studi in Inghilterra - inizia a narrare -, ho trovato lavoro presso una società americana, ma poi ho lasciato perché la vita d'ufficio mi stava stretta. Se non altro, però, l'aver imparato ad usare il computer - parlo di una ventina di anni fa - si è rivelato di grande utilità per raccogliere in memoria le mie vecchie storie e scriverne di nuove: storie di genere surreale, fantastico, molte delle quali attendono ancora di diventare libri.

Successivamente, con l'avvento di Internet ho lanciato in rete i miei scritti, creando anche un mio sito web (www.mareblucamogli.com).
Grazie alla popolarità così raggiunta, nel 2001 sono stata invitata a curare a Stintino una mostra su Camogli per la quale mi sono avvalsa di molto materiale che avevo già pronto, collegato alla storia del mio paese e soprattutto alla sua tonnara, una delle poche rimaste in Italia e l'unica operante nel Nord Tirreno.

Per la verità, fin da ragazzina passavo delle ore sul molo a osservare come i pescatori tiravano su i tonni o riparavano le reti, ma il mio vero interesse per questo tipo di pesca s'è acceso soltanto sei o sette anni fa, quando per conto del professor John M. Dean della South Carolina University - un nome nel campo degli studi sul tonno - ho raccolto sulla tonnara camogliese una abbondante messe di notizie e di materiale fotografico.

Per me è stato scoprire una realtà del tutto insospettata. Le prime notizie sulla nostra tonnara risalgono infatti al 1603, ma dev'essere più antica di quasi tre secoli, allorché tutta la riviera ligure di levante era un susseguirsi di tonnare, e il tonno talmente abbondante da determinare l'economia di tutti quei piccoli centri....
 
Sulla tonnara di Camogli, dove a differenza di quelle sarde e siciliane non si fa la mattanza, ma il pescato viene levato tre volte al giorno, tempo fa la Mariotti ha tenuto alcune conferenze negli Stati Uniti: è stata una specie di scommessa quella di parlare di una tradizione prettamente mediterranea in un Paese che si trova sull'Atlantico, con altre tradizioni.


Dalle tonnare ai fari, queste sentinelle della notte. Sono una mia vecchia passione - continua la scrittrice -: risale a quando, ragazza, durante un campeggio nell'isola sarda di Carloforte, mi sono imbattuta per la prima volta in un faro, quello di Capo Sandalo: è stato amore a prima vista! Questo interesse per i fari è ritornato a galla prepotente solo alla fine degli anni Novanta, quando la rivista americana Lighthouse Digest di cui ero collaboratrice ha pubblicato il mio primo articolo su un faro (proprio quello di Capo Sandalo). è stato per me l'incentivo a continuare a scrivere su questo argomento.
 
Le storie che compongono Racconti di fari, la Mariotti le aveva in serbo da tempo, ma per l'occasione le ha rivedute ed ampliate. Sono racconti scritti con l'acqua di mare, alimentati dalla brezza marina e illuminati dalla luce di un faro. Qui si narrano storie di fari e di faristi, uomini che hanno fatto della solitudine una scelta di vita; di pescatori di tonno che non pescano più tonni ma continuano imperterriti a portare avanti una tradizione vecchia di secoli; di feroci pirati che seminavano il terrore dal Mediterraneo all'Atlantico; del periodo eroico della baleneria e dei suoi aspetti meno conosciuti.

Tra fatti storici e vicende fantastiche (non per niente da ragazzina ho divorato i romanzi di Salgari e di Verne), tra personaggi veri e altri inventati, in queste storie il passato si intreccia con il presente, spaziando da un continente all'altro, da un oceano all'altro, per raccontare le vite di quegli uomini che sul mare e per il mare hanno vissuto, sempre.

Un mondo, questo, che prima di rivelare le sue ricchezze e i suoi valori ha costituito per la scrittrice una vera sfida con sé stessa.
Proprio così, perché all'inizio i pescatori non mi davano troppa retta, sembrava dicessero: ma che vuole questa da noi? Di carattere, infatti, il camogliese è alquanto restio ad aprirsi. (Io dico sempre che Camogli è un'isola, non un paese, perché nessuna strada principale passa di qui; c'è la ferrovia giusto perché nell'Ottocento gli armatori di qui si sono dati da fare per ottenerla).

A poco a poco però sono riuscita ad entrare nella loro confidenza, a farmi raccontare di sé e a ottenere che si lasciassero fotografare; oggi sono in ottimi rapporti con tanti di loro.
 

La stessa pazienza mi è stata necessaria con i faristi, questa sorta di eremiti del mare. A quello di Capo Sandalo, ho dovuto fare la corte per due anni; ma una volta conquistata la sua fiducia, l'ho trovato persona gentilissima e disponibilissima... Così pure con i faristi di Capo Caccia, di Marettimo ed altri ancora....
 

Attualmente la Mariotti sta lavorando ad un romanzo ambientato tra i pescatori e i fari del Nord Atlantico. E intanto sul suo sito web continua a ricevere e-mail di gente che le chiede come si fa a diventare guardiani di un faro. Non sono poche le donne. è un segno del fascino irresistibile che il mare esercita, quel mare che a chi lo ama sa offrire infinitamente di più dei sacrifici richiesti.


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Articolo tratto da :

               

Maggio 2008



cacciatricibaleneIl fascino del mare, le avventure dei marinai, le leggende dei fari abitati da fantasmi spaventosi …… tutti da bambini abbiamo viaggiato in mondi lontani e isole sperdute, trasportati dalla fantasia di quegli autori capaci di incollarci alle pagine di un libro e di farci sentire lontani, pur essendo nel nostro lettino.

Un fascino che crescendo si rinnova e diventa ancor più sorprendente grazie a racconti legati s storie vere, dove la realtà supera la fantasia.  E se qualcuno pensa che questo sia un  mondo prettamente maschile dovrà ricredersi perché Annamaria “Lilla” Mariotti è una scrittrice che del mare ha fatto la sua ragione di vita.

Sarà perché è cresciuta sulla spiaggia di Camogli, ed è stata nella prima squadra di giocatrici di pallanuoto (la Rari Nantes Camogli) sarà perché ha viaggiato in tutto il mondo in barca a vela, sarà perché quei fari e quelle baleniere li ha visitati davvero, sarà perché ha l’energia dell’esploratore……  Sarà per tutti questi motivi che i suoi racconti sono un magico mix di storia e leggenda che riesca ad appassionare lettori di ogni tipo.

L’abbiamo intervista nella sua casa dove tutto parla di questa passione :  i fari e le barche sono presenti ovunque con miniature, quadri, ricordi di ogni dove portati dai vari viaggi.  E la scrivania da cui scrive è affacciata sul mare di Camogli, lì a pochi passi, che le parole sembrano seguire il ritmo delle onde.
L’incontro nasce dalla curiosità per il suo ultimo libro “Cacciatrici di Balene” (Fratelli Frilli Editori) che getta uno sguardo inedito sulla vita di mare: da sempre descritta come esclusiva maschile ha invece un incredibile e interessante risvolto tutto femminile che prova il coraggio e l’umiltà di donne che si possono definire rivoluzionarie. Sono le mogli dei comandanti delle baleniere che, stanche di aspettare i mariti per mesi o anni hanno abbandonato la vita agiata fatta di crinoline e the del pomeriggio per imbarcarsi su quelle navi sporche, scomode e decisamente poco agevoli per stare accanto al consorte. Una straordinaria rivoluzione dei costumi  che mette in luce un inaspettato temperamento delle dame dell’800.  Un libro carico di interessanti note sulla quotidianità e gli usi di quei tempi che riportano ai fasti ma anche alle piccolezze umane, in un viaggio epico tra terre e mari, tra mito e realtà.

Una curiosità: Lilla Mariotti deve il suo successo editoriale a Internet. Qualche anno fa decise di aprire  un sito dove pubblicare i suoi scritti www.mareblucamogli.com; un editore li lesse e le propose la stesura del suo primo libro. Da allora ha pubblicato “Il tonno, le tonnare che parlano genovese” (Il Golfo), “FARI” (White Star), “Racconti di fari e altre storie di Mare” (Fratelli Frilli Editore).  Lilla scrive per diverse riviste e pubblicazioni, tiene conferenze in Italia e negli Stati Uniti e nel 2006  il Comando Generale delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera ed il Gruppo Mediaset le hanno assegnato il premio “NAVIGARE INFORMATI”  con la seguente motivazione: “per il costante impegno nell’opera di diffusione della cultura marinara nel nostro Paese”.
Non vi resta che leggerla

Michela de Rosa


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Articolo publicato da:
            
  

23 Aprile 2004 – Pagina “Cultura e Spettacoli

I fari, storie fantastiche
Nella Fondazione ENI alle 18 conferenza della scrittrice Annamaria Mariotti

di Simonetta Ronco

 
L’interesse della scrittrice Annamaria "Lilla" Mariotti per i fari è nato parecchi anni fa, durante una vacanza all’isola di San Pietro dove ebbe occasione di visitarne uno per la prima volta, quello di Capo Sandalo. Da allora ha iniziato a studiare la storia dei fari, le tradizioni e le leggende che ad essi sono legate e questo passatempo si è via via trasformato in un vero a proprio lavoro che l’ha portata anche all’estero.

"La mia passione per le storie e le leggende del mare mi spinge a scrivere anche racconti di questo genere – spiega Lilla Mariotti. - Spesso descrivo i fari che visito durante i miei viaggi e la vita degli ultimi guardiani, una categoria purtroppo in estinzione".

In una conferenza che si tiene oggi alle 18 presso la Fondazione ENI Enrico Mattei (Piazza della Vittoria 7/2) nell’ambito della manifestazione "Confini – Viaggio in Liguria", la scrittrice, che vive a Camogli, propone notizie, fotografie e curiosità della tradizione marinara legata alla costruzione dei fari: "Tutta la conferenza è incentrata, attraverso immagini e racconti, sull’evoluzione dei fari, dai semplici falò sulle colline ai grandi fari monumentali, fino alla Lanterna di Genova. Parlo anche delle innovazioni che nel corso dei secoli hanno interessato i sistemi di illuminazione e di alimentazione installati nei fari".

Miti e storie fantastiche e misteriose sono legati a queste costruzioni, quasi sempre isolate ed in posizione sopraelevata, custodite da uomini abituati alla solitudine ed all’adattamento ad un ambiente inospitale, tanto che molti scrittori si sono ispirati alla vita dei guardiani dei fari per scrivere romanzi avventurosi, come "Il Faro in capo al Mondo" di Jules Verne, da cui nel 1971 fu tratto l’omonimo film con Kirk Douglas e Yul Brinner. Ma anche le donne possono diventare fariste : in Italia fino a poco tempo fa ce n’era una che custodiva il faro di Torre Preposti a Pugnochiuso sul Gargano.

"I guardiani con i quali ho parlato – racconta la Mariotti – mi hanno spiegato che per poter svolgere bene questo lavoro non bisogna soffrire di solitudine e bisogna sapersi arrangiare in tutte le situazioni. Purtroppo ormai sono rimasti pochi faristi perché i fari sono quasi tutti automatizzati. Eppure ci sono molte persone, anche giovani, che sarebbero interessate a portare avanti questa tradizione".
 

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