Carloforte_23_Giu-6_Luglio_06_208
























































 
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LE GEMELLE DEL MARE

CAMOGLI & CARLOFORTE

                              

Di Annamaria "Lilla" Mariotti

 

 

   


TraghettoL’arrivo a Carloforte in traghetto è sempre un’esperienza gioiosa, la città che si avvicina a braccia aperte, il traghetto che ruota su se stesso in un valzer vorticoso per raggiungere l’attracco, tutto questo va vissuto sul ponte, affacciati fino all’ultimo momento per rivedere le case colorate, i ficus e le palme sul lungomare, la statua di Carlo Emanuele III e per riempirsi gli occhi prima ancora di scendere, ma non quest’anno.   Al mio arrivo a Carloforte, il 10 Marzo 2005, il cielo plumbeo e l’aria gelida consigliavano di restare al coperto e d salire in fretta sulla macchina, chiedendosi cosa fosse successo alla radiosa città, che pure avevo già visto anche d’inverno.  Dopo qualche giorno alcuni anziani mi hanno detto che, a memoria d’uomo, nessuno ricordava a Carloforte  un inverno così rigido che aveva persino portato la neve.  Beh, mi era toccata anche questa esperienza.

 

Il mio programma era quello di prendermi una vacanza dopo aver terminato un libro sui fari, un lavoro che mi aveva tenuta impegnata per tutto l’inverno, ma dopo il recente gemellaggio tra le nostre città, formalizzato nel Novembre del 2004, le Amministrazioni Comunali hanno pensato che avrei potuto approfittare della mia permanenza “into u pàise” per fare una conferenza sulla tonnara di Camogli, che si  sarebbe tenuta sabato 12 Marzo alle ore 18 presso l’Oratorio M. Ghiga.  Mi sono preparata all’evento con il mio entusiasmo di sempre, ma l’entusiasmo dei Carlofortini è stato più grande del mio e mi ha sopraffatta.  Nello stesso pomeriggio del mio arrivo Lorenza Garbarino di “Radio San Pietro” mi ha incontrata nel mio albergo per un’intervista che sarebbe andata in  onda la domenica seguente.   Ancora un po’ stordita per il lungo viaggio,  ho risposto alle domande dell’intervistatrice, e alla fine mi sono resa conto che la nostra chiacchierata era durata più di un’ora. 

 

Poi finalmente fuori, a respirare l’aria frizzante, ad ammirare il nuovo lungomare orami completato da tempo e ad evitare le buche nell’asfalto che si trovano subito al di fuori della parte nuova. A questo inconveniente stavano però già mettendo rimedio prima della nostra partenza.

I carlofortini sono entusiasti di questo gemellaggio ed in realtà due città non potrebbero essere più simili.  Carloforte è un’isola, è in mezzo al mare, non ci si passa per caso, bisogna andarci,  ma anche Camogli è, a suo modo, un’isola sulla terraferma, tagliata fuori com’è dalla principali vie di comunicazione, per arrivarci bisogna deviare dall’Aurelia e percorrere l’unica strada che la collega con il resto del mondo, anche di qui non si passa per caso.  Queste due città, che io ho chiamato cugine nel mio libro "Il tonno, le tonnare che parlano genovese",  sono unite anche da altre caratteristiche : il dialetto e la tonnara.  Il “tabarchino”, parlato da tutti, è ormai diventata une vera e propria lingua conservata gelosamente, un genovese arcaico, con una cadenza particolare che non ha uguali neppure nella città madre che ha dato origine a quella stirpe di pescatori di corallo e di uomini di mare, origini di cui sono orgogliosi e che non dimenticano, tanto da aver accolto con grande entusiasmo e orgoglio la nomina di Carloforte a Comune Onorario ancora in funzione in Italia, insieme a quella di Camogli, eppure i due impianti sono diversissimi, grande trappola per i giganteschi  tonni rossi quella di Carloforte, piccola tonnara quella di Camogli che ormai tonni non ne vede più da molto, molto tempo.

 

Il giorno seguente al mio arrivo la maestra Margherita Crasto mi ha invitato alla scuola elementare dove ho incontrato gli alunni di due classi della terza, insieme ad un’altra maestra, Mariacarla Siciliano.  Due classi numerose con tanti bimbi attenti ai quali ho raccontato la storia di Camogli, della sua evoluzione nel tempo, delle sue avventure sul mare, della sua pesca.  Alla fine, i bambini mi hanno cantato una canzone in tabarchino composta dalla maestra Crasto e uno mi si è letteralmente buttato tra le braccia per ringraziarmi a nome di tutti. 

 

Poi è arrivato il giorno fissato per la conferenza ufficiale che dovevo tenere nell’ambito delle manifestazioni per il gemellaggio, sabato 12 Marzo.  All’Oratorio ho incontrato l’assessore alla cultura, Sig.ra Elena Luz Castano, che mi aveva già fatto una splendida accoglienza il giorno precedente, e alle 18, ho iniziato a parlare, mentre dietro di me scorrevano le immagini di un CDRom che avevo preparato per l’occasione.   La sala non era affollata, ma era anche molto grande e, purtroppo, gelida, comunque mi hanno detto che c’erano almeno trenta persone, il che non è poi male.  Alla fine della conferenza il vicepreside del Nautico, Nicolò Capriata, mi ha invitato ad incontrare gli studenti del suo istituto il martedì seguente. 

 

Intanto il clima si era addolcito e Carloforte sorrideva al primo sole primaverile e la gente sciamava per le strade, fino a pochi giorni prima deserte ed io ho potuto anche godermi il sole sugli scogli del Geniò, senza però avere il coraggio di avvicinarmi all’acqua.  Poi c’era la mitica esperienza serale dell’incontro con il cibo in uno dei più rinomati ristoranti sul lungomare, ora una frittura, ora un dentice alla griglia, un’altra volta un incontro ravvicinato con una gigantesca zuppa di pesce, una serie di squisitezze diverse ogni sera, accompagnate dal giusto vino e seguite dal classico bicchierino di mirto.  Ed era una meraviglia essere quasi sempre soli al ristorante, poter chiacchierare con il proprietario, con i cuochi ed il cameriere, essere coccolati, vezzeggiati.

 

Così quella che doveva solo essere una vacanza fuori stagione di è trasformata in una  piacevole serie di incontri con  persone sempre più interessanti ed in sorprese sempre più piacevoli.  La cosa che più mi ha colpito è che tutto questo si è svolto senza stress, senza quel correre affannoso che normalmente va di pari passo con una serie di attività ravvicinate, anzi, al contrario, regnava la calma più assoluta, come si conviene alle abitudini “du pàise” dove il tempo hai dei ritmi tutti suoi.

 

Simone Repetto, della Nuova Sardegna, mi aveva dedicato un paio di articoli sul suo giornale “La Nuova Sardegna”, ma  la ciliegina sulla torta è arrivata il venerdì seguente, quando Titino Opisso, conduttore della TV locale “Tele Maristella”, ha organizzato la registrazione di due puntate della trasmissione “Carloforte racconta” richiedendo la mia presenza.  Queste sono state effettuate  presso il Museo di Carloforte, quel piccolo gioiello, custodito con amore ed alloggiato nella più antica costruzione della città, il castello, o meglio, il posto di guardia,  che risale ai tempi del primo insediamento dei Carlofortini.  Qui si erano riuniti il vecchio Rais della tonnara Antonio Rivano, il Presidente del Museo Luigi Pellerano e l’Assessore alla Cultura Elena Castano e, dopo alcune parole di saluto e di introduzione,  ci siamo avvicinai al modello delle tonnara, che si trova in una sala del Museo, dove io ed il Rais ci siamo divertiti a raccontarci le differenze tra le nostre tonnare, le diverse tipologie di pesca, le diverse terminologie, i diversi rituali, insomma, tutto quello che differenzia la tonnara di Carloforte da quella di Camogli e devo confessare che in qualche momento mi sono sentita un po’ intimidita di fronte a quell’uomo che aveva acquisito la sua grande esperienza lottando faccia a faccia con i più grandi tonni del Mediterraneo

 

E anche il giorno della partenza doveva arrivare, un’esperienza sempre triste che mi trovo a rivivere ogni volta che lascio questo paradiso.  Ero arrivata d’inverno e ripartivo in primavera, ed il tutto era durato solo dieci giorni, ma era stato un periodo intenso, pieno di cose nuove, ben diverso dalla solita vacanza estiva dove il protagonista è il mare, qui i protagonisti erano stati la città ed i suoi abitanti e per la prima volta partivo felice, io amo vivere esperienze diverse, conoscere cose nuove e questa volta avevo raggiunto in pieno il mio obbiettivo.




 
 
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